Argomento del Canto XXIV

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Dante è turbato nel vedere l'espressione corrucciata di Virgilio, ma, giunti ai piedi del ponte franato, Virgilio si rasserena e Dante riprende coraggio, come il pastore che scoraggiato dalla brina del mattino, riprende coraggio quando questa si scioglie al sole consentendogli di portare il suo gregge al pascolo.

Virgilio spinge Dante a risalire in fretta la frana ed i due poeti giungono sull'argine della settima bolgia. Saliti sul ponte che scavalca la bolgia, però, non riescono a vedere nulla ed a capire ciò che viene detto sul fondo.


Su richiesta di Dante, Virgilio acconsente allora a scendere sull'argine della settima bolgia, orrendamente piena di serpenti, dove i dannati corrono terrorizzati con le mani strette da serpi dietro la schiena e quando vengono morsi da un serpente, inceneriscono. Dante osserva la trasformazione di un dannato di cui Virgilio chiede il nome.
Saputo trattarsi del pistoiese Vanni Fucci, Dante chiede al maestro di trattenerlo perchè lo ha già conosciuto in vita. Vanni Fucci, indispettito per essere stato riconosciuto e dover quindi confessare la sua colpa, predice a Dante la sconfitta della parte Bianca a Firenze.