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Senza principio senza fine

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di Lamberto Lambertini

Il viaggio non è tanto lungo, cristiano,
a meno di un passo c’è il Paradiso.
Angelus Silesius

La Divina Commedia è il sublime resoconto del viaggio salvifico che Dante intraprende attraverso i tre Regni d’Oltretomba, dalla selva oscura del peccato, fino alla folgorante, ineffabile, visione di Dio. Le tre Cantiche che la compongono, possono apparire come tre poemi a sé stanti, perché rappresentano tre mondi fantastici molto diversi. Tre toni, tre stati d’animo, tre colori che palpitano e vibrano nell’animo di Dante. L’Inferno è angosciante passione, il Purgatorio è trepidante nostalgia, il Paradiso è beatitudine esultante. Il nostro viaggio cinematografico attraversando l’Italia ha cercato un accostamento, per libera associazione, come in un sogno ad occhi aperti, tra le immagini della nostra terra e i versi letti fuori campo. Una possibile attualizzazione dell’opera che da secoli affascina, e che per molti secoli ancora affascinerà, generazioni di lettori. Città, borghi, strade, monumenti, marine, montagne, artigiani, artisti, operai. Tutto quello che si conserva, come in un prezioso scrigno, in questa nostra nazione, bella e perduta. Un’Italia unita dalla lingua di Dante. Delle prime due parti abbiamo già scritto. Per quest’ultima siamo partiti da una considerazione molto semplice. Nell'Inferno, il conico buco creato dalla Caduta di Lucifero, e nel Purgatorio, la montagna che ne viene fuori dalla parte opposta del pianeta, Dante attraversa due mondi immaginari. Nel Paradiso invece, che appare come il più astratto, il luogo è molto reale, perché Dante dice di essere in cielo. Un magico volo in mezzo agli astri, intervallato, a tratti, da visioni, da memorie terrestri. Se il primo canto è stato girato a Milano, all’Expo, dove abbiamo presentato il progetto, è perché ci è sembrato significante e giusto partire dal bellissimo Palazzo del Padiglione Italia, eccellenza che ha illuminato tutte le eccellenze del nostro Paese. Quindi, dopo una visita al più antico Osservatorio Astronomico, quello di Napoli, tra gli antichi strumenti con i quali l’uomo ha cercato, fin dalla notte dei tempi, di indagare i segreti dell’universo, alla ricerca dell’origine e del destino dell’umanità, abbiamo privilegiato le immagini delle rovine, delle quali la nostra terra è ricchissima, sulla terra e sott’acqua, che continuano a ricordarci le illusioni perdute della Storia. C’è, come nelle precedenti cantiche, molta arte antica, moderna e contemporanea, c’è persino lo studio, un po’ ottocentesco, affollato di quadri, di ricordi e di libri, di un artista napoletano. Qualcuno ha detto che l’arte non sia altro che “promessa di felicità futura”, una definizione che vale anche per il paradiso. Ma la novità distintiva di quest’ultima parte del nostro lavoro, è che la voce di Dante, la voce fuori campo, viene interrotta dalla voce di Beatrice che appare nelle vesti di alunne straniere del corso di lingua italiana della Società Dante Alighieri. Alla fine del sacro poema, Dante, in estasi davanti al Sommo Bene, esclama: “All’alta fantasia qui mancò possa”. Persino a un poeta della sua grandezza, e noi sappiamo che la presunzione fu il suo maggiore, non nascosto, peccato, vengono meno le parole per raccontare quello che sente e che vede. Magistrale colpo di genio! Anche noi, Insieme al sommo poeta, siamo giuntialla fine del viaggio, senza parole. MARATONA INFERNALE (inferno), MONTAGNA INFINITA (purgatorio), SENZA PRINCIPIO SENZA FINE (paradiso). 14.233 versi, 101.698 parole. Una lettura integrale, un viaggio in Italia. 100 film per cento canti. 21 ore di proiezione.