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Montagna infinita

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di Lamberto Lambertini

Così siamo arrivati alla seconda cantica. Il Purgatorio. Dopo “Maratona Infernale”, ecco “Montagna Infinita”. Il Viaggio con Dante riprende. Da sempre sapevamo, Paolo Peluffo ed io, che avremmo iniziato con Castel del Monte. Un appuntamento simbolico con quell’immagine misterica, con le sue leggende, con Federico II che fortemente lo volle alla fine del tempo del suo potere. Un monumento svettante nella campagna pugliese, presso Andria. Simbolo di un progetto politico fallito, simbolo delle rovine che hanno cementato il pensiero e la poesia dei grandi: Dante, come sempre, prima e più di tutti. Quando arriviamo è ancora il buio, ci si arrampica tra gli alberi, quindi ecco davanti ai nostri occhi le forme ottagonali e perfette che si svelano al nostro cuore, ma restano nascoste alla mente. Nella sua apparente semplicità geometrica sono un mistero le sue reali funzioni. Mancano ponti levatoi e fossati. Le feritoie sono troppo strette per farvi sporgere armi, non c’è il posto dei cavalli, non ci sono cucine e dispense. Niente arredamenti oltre le panche circolari di marmo. Tutte le tesi sono state fatte, anche le più fantasiose e favolistiche.