GUCCIO de' TARLATI ("l'altro ch'annegò correndo in caccia") Pg. VI, 15
Antipurgatorio, balzo 2 - negligenti, morti di morte violenta

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Guccio de' Tarlati, vissuto nella seconda metà del sec.XIII, era il signore di Pietramala, castello in territorio aretino.
Sulla sua morte esistono ipotesi contrastanti su cui il testo dantesco non aiuta a fare luce. Alcuni antichi commentatori lo dicono morto mentre inseguiva i suoi nemici, i guelfi fuoriusciti da Arezzo, altri mentre era inseguito dagli avversari, dopo la battaglia di Campaldino. Al poeta, tuttavia, interessa soltanto rilevare che Guccio morì di morte violenta, annegando nell'Arno.

Pg. VI,26-27
quell'ombre che pregar pur ch'altri prieghi (che chiedono suffragi),
sì che s'avacci (si affretti) lor divenir sante (la loro purificazione)

Una turba di anime (Benincasa da Laterina, Federico Novello, Gano degli Scornigiani, Orso Alberti di Mangona, Pierre de la Brosse) si affolla intorno a Dante chiedendo un ricordo ed una preghiera che abbrevi il tempo della purgazione.
Sono tutti personaggi vissuti nella seconda metà del '200, la cui morte violenta era certamente di dominio pubblico al tempo di Dante tanto da risultare esemplare.