Argomento del Canto XXII

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Dante, ancora sconvolto per il grido altissimo dei beati del Cielo di Saturno, viene consolato con materna cura da Beatrice, che gli ricorda come tutto, lassù, sia comunque santo.
Ecco poi fra gli altri beati, avvicinarsi S. Benedetto, che presenta i suoi fedeli discepoli.

Dante vorrebbe vedere lo spirito nelle sue sembianze umane e non solo come pura luce, ma ciò sarà possibile solo nell'Empireo, dove tutte le speranze si realizzano in Dio e dove conduce la Scala Santa del Cielo di Saturno, già vista in sogno da Giacobbe.


Le parole di S. Benedetto esprimono poi lo sdegno e l'amarezza per la corruzione ed il degrado raggiunti dall'ordine da lui fondato, dove i frati si appropriano del patrimonio ecclesiastico, invece di destinarlo alle opere di carità.
Quindi, insieme a tutti gli altri spiriti, sale verso l'Empireo in un volo vorticoso. Anche Dante e Beatrice salgono velocemente lungo la scala, fino a raggiungere il Cielo delle Stelle Fisse, nella costellazione dei Gemelli, dal quale rivolgono lo sguardo ai sette cieli planetari percorsi ed alla terra lontanissima.