Argomento del Canto XVIII

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Dante, ancora scosso dalle parole di Cacciaguida, viene invitato dolcemente da Beatrice a rivolgere il suo pensiero a Dio, nella cui contemplazione viene annullato ogni affanno terreno.
Riprende quindi a parlare Cacciaguida, indicando al poeta gli altri beati del quinto cielo, coloro che combatterono per la fede e per questo acquistarono grande fama in terra.
Ogni volta che viene nominato un personaggio, ecco che, nello stesso istante, il suo spirito lucente diventa più luminoso e si mette in movimento.

Dal Cielo di Marte Dante e Beatrice salgono ancora fino al Cielo di Giove; qui le luci dei beati li accolgono con un'ennesima teoria di suoni e movimenti: questa volta si dispongono nel cielo in modo da formare una serie di lettere che, una dopo l'altra, vanno a comporre il primo versetto del Libro della Sapienza: Amate la giustizia, voi che giudicate la terra.
Dopo aver concluso tutta la frase, le anime si fermano sull'ultima lettera: la "emme". Quindi, attraverso una serie di successive trasformazioni, si dispongono in modo da rappresentare l'immagine lucente dell'Aquila imperiale, simbolo della Giustizia divina.