Argomento del Canto I

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Pd. I, 1-6
La gloria di colui che tutto move
per l'universo penetra, e risplende
in una parte più e meno altrove.
Nel ciel che più de la sua luce prende
fu' io, e vidi cose che ridire
nè sa nè può chi di la sù discende.

Riprendendo lo schema della poesia epica, come già avvenuto nei canti di apertura dell'Inferno e del Purgatorio, Dante inizia la cantica con l'esposizione dell'argomento, a cui subito segue l'invocazione alle divinità della poesia, qui rappresentate da Apollo stesso.
Riprende poi la narrazione del viaggio, interrotta all'ultimo canto del Purgatorio, con l'indicazione astronomica del giorno, l'equinozio di primavera, e dell'ora, il mezzogiorno.
Il poeta, volto il viso verso il sole, e poi in contemplazione di Beatrice, si sente travolto da una sensazione sublime e inenarrabile, dovuta al suo rapido salire verso il cielo. Davanti allo stupore meravigliato di Dante, Beatrice espone la teoria dell'armonia dell'universo e della naturale tendenza degli spiriti puri a salire verso Dio.