CARLO MAGNO Pd. XVIII, 43
cit. Inf. XXXI, 17; Pd. VI, 96
Cielo V - Marte - Spiriti combattenti per la fede

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Figlio di Pipino il Breve, Carlo, alla morte del padre, si trovò in grave contrasto con il fratello Carlomanno nella divisione dei territori e nella gestione del potere. Al fine di porsi in vantaggio sul fratello, Carlo cercò validi alleati e sposò nel 770 Ermengarda, figlia del re longobardo Desiderio.

L'alleanza, tuttavia, durò poco: già l'anno successivo Carlo ripudiò la moglie e la morte improvvisa del fratello gli consentì di occuparne i territori senza difficoltà. Desiderio si fece allora difensore dei diritti dei figli di Carlomanno e chiese l'appoggio del papa. Ma le preoccupazioni di Adriano I erano altre: egli, infatti, temendo la potenza longobarda che premeva ai confini dei suoi domini, preferì allearsi con Carlo che, dichiarata guerra ai Longobardi, ne occupò il regno, costringendo a capitolare prima il principe Adelchi a Verona, poi Desiderio stesso assediato a Pavia (774).

Pd. VI, 94-96
E quando il dente longobardo morse
la Santa Chiesa, sotto le sue ali
Carlo Magno, vincendo, la soccorse.

Da quel momento Carlo assunse il titolo di "'Rex francorum et langobardorum".
Negli anni successivi Carlo fu impegnato su più fronti di guerra: Avari, Bavari, Sassoni, Normanni ed Arabi.
In Italia rimaneva a contrastare la sua supremazia il longobardo duca di Benevento, la cui sottomissione fu sempre soltanto formale, mentre il re si dedicava alla leggendaria e sfortunata impresa di scacciare gli Arabi dalla Spagna (778). Fallito l'assedio di Saragozza, infatti, le armate di Carlo furono costrette a prendere la via del ritorno ma, nel passare i Pirenei in territorio navarrese, la retroguardia al comando di Rolando, marchese di Bretagna, viene massacrata a Roncisvalle dai nemici appostati fra le montagne.

Inf. XXXI, 16-18
Dopo la dolorosa rotta, quando
Carlo Magno perdè la santa gesta
(l'impresa santa contro gli infedeli)
non sonò sì terribilmente Orlando.

Sul finire dell'VIII secolo Carlo venne a trovarsi in una posizione di assoluto predominio militare e politico, aspirando ora ad un riconoscimento pubblico che, con la legittimazione, consolidasse la sua posizione. Già negli anni precedenti Carlo aveva riconfermato la donazione alla Chiesa di gran parte dell'Italia centrale e sempre dal papa aveva fatto incoronare i suoi figli. Si era, inoltre, battuto contro i pagani e gli Arabi ed aveva favorito ovunque la cristianizzazione.
Stretto da una riconoscenza ineludibile, papa Leone III incoronò a Roma, nella notte di Natale dell'anno 800, Carlo imperatore: nasceva così il Sacro Romano Impero d'occidente, sulle ceneri dell'impero romano, rinvigorito dall'ideale cristiano.
Carlo promosse il rifiorire dei centri di cultura che, pur avvalendosi della salda rete di cattedrali e monasteri, soprattutto benedettini, ne ampliavano gli interessi anche alle arti liberali: venne a costituirsi, così, una rete di scuole per istruire i figli della nobiltà, la futura classe dirigente. Carlo affidò ad insigni studiosi il suo progetto culturale: Alcuino, prezioso studioso di morale, Paolo Diacono, storico ed esperto di greco, Eginardo, cui fu affidata la redazione della "Vita Karoli".

A completare questo progetto giunse la riforma della scrittura: alle difformi e difficili scritture del tempo venne sostituita la "minuscola carolina", un carattere bello e leggibile che ebbe una larghissima diffusione.

Consapevoli della grande importanza della riforma avviata, i contemporanei avevano aggiunto al nome del re l'appellativo "Magno" già prima della sua morte.
Ormai vecchio, rattristato nei suoi ultimi anni prima dalla rivalità aperta fra i due figli maggiori, poi dalla morte di entrambi, Carlo Magno fece incoronare imperatore il terzo figlio, Lodovico, nel settembre dell'813. Pochi mesi dopo, all'inizio dell'anno successivo, Carlo Magno morì ad Aquisgrana, la sua residenza preferita.