EPICURO Inf. X, 14
Cerchio 6, La città di Dite - Eretici

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Filosofo greco, nato a Samo nel 341 a.C., Epicuro morì ad Atene nel 270 a.C.
La sua speculazione filosofica verte sull'origine del mondo, che Epicuro ritiene formato da atomi, particelle indivisibili dalla cui unione e disunione dipende l'esistere ed il morire di ogni cosa. Anche l'anima, formata da atomi, è destinata, così, a dissolversi.

Epicuro, inoltre, pur non negando l'esistenza degli dei, li riteneva, tuttavia, distanti dalle vicende umane e ad esse del tutto indifferenti. L'unica difesa del saggio restava dunque la ricerca del piacere, intesa come assenza di sofferenza del corpo e di turbamento dell'animo.

Dante conosceva la dottrina di Epicuro per mezzo di Cicerone e, parallelamente, ne conosceva la precisa condanna da parte dei pensatori cristiani, tuttavia la accoglie nel Convivio (IV vi 11), mentre la respinge decisamente nella Commedia, in una fase più tarda della sua vita, centrando la sua condanna nell'eresia degli epicurei che "che l'anima col corpo morta fanno".