Cerchio I

Limbo
Inf. IV


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Il Limbo è definito da Dante il "primo cerchio che l'abisso cigne" (Inf. IV,25).
Il vocabolo 'Limbus' in latino significa "orlo" e nella Commedia equivale ad "orlo dell'Inferno", una zona, quindi, non propriamente di pena, ma neppure di beatitudine, o di attesa di essa.

Guardiano: --
Dannati: Coloro che, pur senza colpe, sono morti senza battesimo o sono vissuti senza credere nel Cristo venturo (i pagani virtuosi).
Sono, quindi, puniti non per peccati "attuali" ma per il solo peccato originale non lavato dal battesimo. Secondo la dottrina tomista sono peccati "attuali" quelli che si traducono in azioni, frutto di "piena avvertenza e deliberato consenso", conseguenza, cioè, di una scelta consapevole.

Inf. IV, 34-38
... ei non peccaro; e s'elli hanno mercedi (meriti),
non basta, perchè non ebber battesmo,
ch'è porta della fede che tu credi;
e s'e' furon dinanzi al cristianesmo,
non adorar debitamente a Dio.

La discesa di Cristo nel Limbo, nell'intervallo di tempo trascorso tra la morte e la resurrezione, ha liberato le anime degli antichi ebrei, credenti nel Cristo venturo.


Pena: Non gemiti ma sospiri colpiscono le orecchie di Dante, espressione del "duol sanza martìri" delle anime, della sofferenza, priva pene materiali, ma non per questo meno intensa, causata dall'eterno desiderio, eternamente senza speranza, di Dio.
Contrapasso: Queste anime non rifiutarono la fede a causa del peccato, ma perchè non la conobbero: esse, infatti sono nel Limbo non per il "fare", il cattivo agire, ma per il "non fare".
Esse furono prive in vita non delle virtù cardinali, ma delle virtù teologali (fede, speranza, carità), ed ora nel Limbo non soffrono una pena, ma una mancanza: la beatitudine che viene solo da Dio.

Inf. IV, 40-42
Per tai difetti, non per altro rio,
semo perduti, e sol di tanto offesi
che sanza speme vivemo in disio

Personaggi:
I quattro Poeti Antichi:


Gli Spiriti Magni: