La genesi della Divina Commedia

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Inferno
I precedenti a cui Dante si ispira per il suo Inferno sono di derivazione sia classica che biblica.
Per quanto riguarda i viaggi ultraterreni di tradizione classica, Dante conosceva quelli di Orfeo, di Teseo, di Ercole e di Ulisse, ma fu particolarmente ispirato dal viaggio nell'Ade di Enea, narrato da Virgilio nel VI libro dell'Eneide.
Dante conosceva, inoltre, la seconda Lettera ai Corinzi di Paolo, nella quale l'Apostolo narra del suo rapimento "al terzo cielo" ed interpreta l'intervallo trascorso fra la morte e la risurrezione di Cristo come il tempo della discesa agli inferi per liberare le anime dei patriarchi.
Tra le fonti dantesche sono anche da ricordare il "Somnium Scipionis" di Cicerone e l'Apocalisse di Giovanni.

L'aldilà di Dante ha tuttavia alcune caratteristiche sue proprie.
Esso è ordinato secondo regole stabilite dalla Sapienza Divina, che fissano per l'eternità lo stato di dannazione, le cui radici affondano nelle scelte della vita terrena.
I peccatori sono visti nella loro individualità, dato che il loro peccato stabilisce per sempre ciò che essi saranno. Questo consente al poeta di determinare per ogni peccato una pena corrispondente, il contrapasso.


Purgatorio
E' problematico fissare una data precisa per la stesura di questa cantica.
Un punto di riferimento può essere la possibile identificazione di Enrico (Arrigo) VII con il "dux" profetizzato nel canto XXX del Purgatorio.
Il tal caso la cantica deve essere stata conclusa entro il 1313, anno in cui l'imperatore morì. Ciò fa pensare che Dante abbia lavorato al poema negli anni toscani, dal 1308 al 1313, data che segna il trasferimento del poeta presso gli Scaligeri a Verona. In questi anni vissuti a Lucca e nel Casentino le concezioni politiche di Dante si chiarirono e si affinarono. Prende corpo nella figura di Marco Lombardo il portavoce ideale delle idee dantesche.
Dante si riavvicina poco a poco alla realtà fiorentina ed esamina con più lucidità i contrasti politici della città stessa.
Da questo ripensamento nascono gli splendidi personaggi senesi, lucchesi, lunigiani, oltre che fiorentini, immortali protagonisti di questa cantica.
Forse il Purgatorio venne rivisto a Verona fra il 1313 ed il 1315 e la distanza che allora il poeta potè frapporre agli eventi politici che lo avevano visto coinvolto in prima persona gli consentì una revisione stilistica che conferì compattezza alla cantica.

Il Purgatorio realizza il sogno della Vita Nuova, che era stato quello di esaltare Beatrice.
Nella figurazione della donna convergono le tradizioni letterarie cortesi e stilnovistiche congiunte a quelle classiche, di ascendenza virgiliana, ed a quelle allegoriche e profetiche di origine biblica.
Nel Purgatorio giunge inoltre a compimento il processo di ripensamento del giovanile Stil Novo ed il definitivo passaggio dall'amore-passione, se pur nei limiti dello stilizzato "amor cortese", all'amore-introspezione.
Quando risponde alle sollecitazioni dell'amico lucchese Bonagiunta Orbicciani, Dante riassume l'essenza dello stile poetico giovanile e ne consente il pieno recupero non solo in termini nostalgici, ma anche concettuali.

Pg. XXIV, 52-54
...I' mi son un che, quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch'e' ditta dentro vo significando."

L'impianto del Purgatorio, al contrario di quello dell'Inferno, che trova precedenti nelle culture classiche e nei testi devozionali del Medioevo, è frutto della fantasia poetica dantesca. La tradizione del Purgatorio si diffuse, infatti, nel cristianesimo occidentale fra il 1150 ed il 1250 e solo l'idea dell'altissimo monte è già rintracciabile negli antichi commenti della Bibbia.


Paradiso
Prima del trasferimento di Dante da Verona a Ravenna, il Paradiso doveva essere in uno stadio assai avanzato.

Petrocchi, che stabilisce nel 1318 la data del trasferimento a Ravenna, vede nelle lodi a Cangrande della Scala incluse nel XVII canto, il congedo del poeta dal suo ospite.
La prima metà del Paradiso fu redatta certamente a Verona, dove il poeta, alla corte di Cangrande, attivo sostenitore della politica imperiale, poteva finalmente godere non solo di un'ospitalità generosa ma anche di una relativa serenità di spirito, generata dalla stima e dall'amicizia del suo protettore.
Appartengono al clima di passaggio dalla vivacità veronese alla tranquillità ravennate le scelte dei beati che Dante incontra. Sono spariti i personaggi della Toscana contemporanea, tranne Piccarda Donati, e Dante spazia ora in ambiti al di sopra delle beghe comunali.
Durante gli anni in cui terminò la stesura del Paradiso a Ravenna, Dante era riuscito a ricostruire attorno a sè la sua famiglia fiorentina: gli erano vicini i figli Pietro e Giacomo e forse anche la figlia Antonia e la moglie.
La Biblioteca Capitolare di Ravenna gli offrì anche i testi necessari ai suoi studi e la sua attività poetica era sostenuta dal successo che le prime due cantiche della Commedia iniziavano ormai a riscuotere.