Il nuovo intellettuale

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Nei comuni, ed in particolare a Firenze, nel corso del XIII secolo si fece rapidamente strada la borghesia, che impose i suoi specifici valori culturali.

Il nuovo intellettuale non era più un chierico, cioè una figura comunque collegata al mondo culturale ecclesiastico, ma un laico che, lontano dall'opporsi ai tradizionali ideali nobiliari, li coltivava con alcune significative variazioni.
Egli sosteneva il primato della nobiltà del cuore sulla nobiltà del sangue, ma nello stesso tempo non confondeva se stesso con i nuovi ricchi, lontani dagli ideali cortesi. I nuovi circoli culturali avevano carattere chiuso, riservato ed aristocratico e, sul modello della Scuola poetica Siciliana, fiorita alla corte di Federico II, nacquero prima la Scuola Toscana, poi lo stilnovismo.

Oggetto di polemica era anche il clero arricchito. In quell'epoca era vivo, soprattutto fra le classi popolari, il risentimento nei confronti del clero, colpevole di essersi allontanato dalla purezza di costumi e dalla povertà evangelica, sostenuta con forza da movimenti spesso al limite dell'ortodossia.
Nell'ambito della Chiesa le stesse aspirazioni alla povertà ed al rinnovamento erano incarnate da S. Francesco e da Gioacchino da Fiore.
Alla scuola benedettina si sostituirono, nell'insegnamento e nella speculazione teologica e filosofica, i due ordini mendicanti, i Francescani ed i Domenicani, i cui massimi esponenti furono S. Bonaventura da Bagnoregio e S. Tommaso d'Aquino.


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