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Plauto
Pg.XXII, 98

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Della vita di Tito Maccio Plauto, il celebre commediografo latino, si hanno scarse e contraddittorie notizie.

Nacque a Sarsina, vicino Forlì, intorno al 250 a.C., ma ancora ragazzo si trasferì a Roma dove, secondo Varrone, si mise al seguito di una compagnia teatrale.


Persi tutti i guadagni con affari sbagliati, andò a lavorare presso un mugnaio, dedicando il tempo libero alla sua grande passione, il teatro: componeva, infatti, commedie che poi rivendeva ai capocomici.
Con i primi successi riuscì presto a risolvere i suoi problemi economici e ad intraprendere l'attività di commediografo a tempo pieno, dimostrandosi un autore fertilissimo e sempre molto amato dal pubblico. Morì a Roma, probabilmente intorno al 184 a.C.

Della sua vasta produzione (gli antichi gli attribuiscono ben centotrenta opere) ci sono pervenute le ventuno commedie del corpus adrianeo, che erano state considerate autentiche da Varrone.
Le commedie di Plauto derivano dalla commedia nuova greca di Menandro e Filemone, e l'originalità dell'autore latino è tutta riversata nella forza comica del linguaggio, nelle situazioni farsesche, nella varietà e nell'importanza date ai "cantica", cioè le parti cantate accompagnate da musica che, insieme ai "diverbia", le parti dialogate, costituivano l'azione scenica.
L'esigenza di Plauto di ottenere sempre il consenso del pubblico lo portava, tuttavia, a staccarsi il più possibile dai modelli greci ed a cercare una sua propria originalità espressiva.