FRANCESCO d'ASSISI Pd. XXXII, 35
cit. Inf. XXVII, 112; (l'un) Pd. XI, 37; (poverel di Dio) Pd. XIII, 33; Pd. XXII, 90
Cielo X - Empireo, Candida Rosa, secondo ordine di seggi

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Nato ad Assisi nel 1182, Francesco era figlio di Pietro Bernardone, un agiato commerciante che aveva voluto così chiamarlo a causa della sua grande ammirazione per i Francesi, con i quali intratteneva fitti rapporti d'affari.
Francesco si rivelò ben presto molto dotato: fisicamente delicato ma non fragile, possedeva una vivace attitudine per il commercio e conosceva, oltre il latino, anche il provenzale.

La sua giovinezza fu spensierata quanto quella di ogni giovane di agiata famiglia, e ricca di sogni di gloria.
Nel 1202 Francesco, ventenne, prese parte alla battaglia di Ponte S. Giovanni, che vedeva opposte la milizie Assisiati alle schiere perugine. A seguito dello scontro, risoltosi in una pesante sconfitta per gli assisiati, Francesco fu tenuto prigioniero a Perugia per oltre un anno e fu liberato solo grazie alla grande influenza del padre. Una grave malattia, poi, ne mutò il carattere spensierato e nella primavera del 1205, mentre si accingeva a partire per un'altra spedizione militare, ebbe la prima visione che lo invitava a scegliere se servire gli uomini oppure Dio.
Da quel momento iniziò la conversione di Francesco, segnata dall'imitazione appassionata di Cristo attraverso la via della povertà e del servizio ai più emarginati.

Nello stesso anno Francesco iniziò il restauro della chiesa abbandonata di S. Maria degli Angeli, la Porziuncola, nei pressi di Assisi, dove, come narrano le biografie ufficiali, conversava con un crocifisso di legno che gli suggeriva le azioni da compiere.
Pietro Bernardone, tuttavia, irritato per il comportamento così mutato dell'unico figlio, lo rinchiuse in casa e lo citò in giudizio dinanzi alle autorità civili e religiose della città per diseredarlo.
Allora Francesco, secondo l'esempio evangelico dell'abbandonare tutto per seguire Cristo, restituì al padre perfino le vesti, restando nudo sulla piazza di Assisi ("ché per tal donna (madonna Povertà), giovinetto, in guerra / del padre corse ..." Pd. XI,58-59).

Intorno a Francesco si riunì presto un gruppo di giovani, di diversa provenienza, disposti a seguire la semplice regola di povertà assoluta.
Fra il 1209 ed il 1210 Francesco ed i suoi frati si recarono a Roma per chiedere al papa Innocenzo III l'approvazione della Regola della nascente comunità religiosa. Il papa concesse l'approvazione, ma solo oralmente (il "primo sigillo a sua religione" Pd. XI,93), senza la ratifica scritta della Bolla papale.

Ad Assisi, frattanto, cresceva il numero dei seguaci, per lo più giovanissimi, di differenti estrazioni sociali e provenienza geografica, delle idee di Francesco e con la giovane Chiara di Assisi, consacrata il 18 marzo 1212, prese avvio il ramo femminile della famiglia francescana.
Nel 1223 giunse la tanto attesa approvazione ufficiale della Regola (la "seconda corona" Pd. XI,97) da parte del papa Onorio III e nacque così l'Ordine Francescano.

Francesco intraprese varie missioni fra i crociati e presso gli Arabi ("ne la presenza del Soldan superba / predicò Cristo ..." Pd. XI, 101-102), ma senza grandi risultati.
Amareggiato soprattutto per i dissensi all'interno dell'Ordine, ormai in piena espansione, Francesco lasciò la carica di generale e si ritirò in preghiera: nel settembre del 1224, nell'eremo de La Verna, Francesco ricevette le stimmate.
Gli anni seguenti furono segnati dai digiuni, dalla preghiera incessante e dalle lunghe e sfibranti malattie: sentendosi vicino alla fine, Francesco chiese di essere riportato ad Assisi, nella Porziuncola.

Dopo aver aggiunto al suo "Cantico delle creature" la strofa dedicata a "Sorella nostra morte corporale", Francesco si fece deporre nudo sulla nuda terra e spirò nella notte fra il 3 ed il 4 ottobre del 1226, circondato dai suoi frati.
Già nel luglio del 1228, a soli due anni dalla morte, Francesco venne canonizzato dal papa Gregorio IX, che qualche anno prima, nel suo ruolo di giurista, aveva redatto la Regola da presentare a papa Onorio III.

La biografia ufficiale del santo, di cui Dante segue fedelmente, a volte perfino alla lettera, la traccia, venne redatta da S. Bonaventura da Bagnoregio (Legenda Maior e Legenda Minor), generale dell'Ordine nel difficile periodo della divisione tra le due opposte tendenze degli Spirituali, capeggiati da Ubertino da Casale, e dei Conventuali, al seguito di Matteo d'Aquasparta.

Pd. XI, 52-54
Però chi d'esso loco fa parole,
non dica Ascesi, ché direbbe corto,
ma Oriente se proprio dir vuole.

"Ascesi" era la comune forma toscana del nome Assisi. Dante rinuncia al significato simbolico, che pure risultava facile sulla scorta del metodo etimologico secondo il quale "nomina sunt consequentia rerum", ed afferma che sarebbe dir "corto", insufficiente. "Oriente", dove nasce il sole, è il nome giusto per indicare il luogo dove nacque il "sole" spirituale di Francesco, ad imitazione del "sole" che riscalda la fede, che è Cristo.
Fin dalla descrizione del luogo di nascita, Dante imposta il tema di Francesco come figura del Cristo, desunta, del resto, dalle biografie ufficiali del santo redatte da S. Bonaventura.

In Dante, tuttavia, i molti aspetti della conformità alla vita di Cristo messi in luce dalla riflessione francescana (la povertà, la castità, l'obbedienza, le stimmate, il segno della passione di Cristo nella carne), si concentrano nel preponderante interesse per il tema della povertà e della dura battaglia che, per il poeta, è sempre la santità: Francesco sposa la povertà così come Cristo aveva, nella povertà, sposato la Chiesa (cfr. Pd. XI, 73-78).