COSTANZA d'ALTAVILLA Pd. III, 118
cit. (Costanza imperadrice), Pg. III,114; Pd. IV, 98
Cielo I-Luna, Anime mancanti ai voti

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Pd. III, 118-120
Quest'è la luce de la gran Costanza
che del secondo vento di Soave
generò 'l terzo e l'ultima possanza

Costanza d'Altavilla, ultima figlia di Ruggero II e della terza moglie, Beatrice di Rethel, nacque nel 1154, quando il padre, non particolarmente anziano, tuttavia malato, era già morto.
Dopo la morte dei fratelli maggiori e del nipote Guglielmo II, Costanza divenne l'ultima discendente della famiglia Altavilla e l'unica erede legittima del regno di Sicilia e di Puglia.

Il 27 gennaio 1186 Costanza andò sposa ad Enrico VI di Svevia, figlio di Federico I Barbarossa (Pg.) ed erede legittimo del titolo di imperatore del Sacro Romano Impero.

Enrico, nato nel 1165, aveva quindici anni meno della sposa, che, a trentuno anni, se non poteva ancora essere considerata anziana, di certo aveva superato da tempo l'età usuale per il matrimonio. Le nozze vennero celebrate a Milano con grande solennità e subito dopo il patriarca di Aquileia incoronò gli sposi con la corona ferrea del Regnum Italiae. Per Federico I Barbarossa questo matrimonio rappresentò la possibilità di riportare all'interno dell'impero per via dinastica, i territori dell'Italia meridionale, che egli aveva sempre considerato come parte integrante del Sacro Romano Impero, ma che non era riuscito a conquistare con le armi.

Il 27 dicembre 1194, dopo nove anni di matrimonio infecondo, quando Costanza d'Altavilla aveva già quarant'anni, nacque a Jesi il tanto atteso primogenito Federico, che dal padre ereditò la corona imperiale e dalla madre la corona di Sicilia.
Sul finire del 1189, infatti, Guglielmo II il Buono era morto senza figli e solo sei mesi più tardi era morto in Cilicia anche Federico Barbarossa.

Morto il marito nel 1197, Costanza assunse la reggenza per il figlio, ma, sentendosi vicina alla morte, già l'anno successivo, con grande intelligenza politica, pose il figlio di soli quattro anni sotto la tutela del papa Innocenzo III.
Con la maturità politica di Federico II e la sua ferma avversione al potere temporale della Chiesa, il partito guelfo, per avvalorare l'identificazione dell'imperatore con l'Anticristo, diffuse la leggenda della giovanile monacazione forzata di Costanza, in vecchiaia poi tratta, sempre con la forza, dal convento, per sposare il figlio del Barbarossa e generare Federico II, figlio, contro ogni legge morale e naturale, di una monaca e di una vecchia.
In realtà Costanza non prese mai il velo, anche se fu allevata in convento, e condusse una vita molto ritirata fino a quando le necessità di Stato la riportarono alla ribalta.
Dante accetta la leggenda della monacazione, ma rigetta tutti gli aspetti negativi attribuiti ad essa dalla propaganda guelfa e fa di Costanza, come di Piccarda, una dolcissima figura di vittima innocente.