CESARE Inf.IV, 123
cit. Inf. I, 70; Inf. XIII, 65; Inf. XXVIII, 98; Pg. VI, 92; Pg. XVIII,101; Pg. XXVI,77;
Pd. VI, 57; (colui ch'a tutto 'l mondo fe' paura) Pd.XI, 69
Cerchio 1-Limbo, Spiriti Magni

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Caio Giulio Cesare nacque il 13 luglio del 100 o 102 a.C. dalla nobile famiglia Giulia.
Era nipote del generale Gaio Mario e genero di Lucio Cornelio Cinna, di cui aveva sposato la figlia Cornelia.

Dopo aver condotto nel 78 a.C. una campagna contro i Pirati partecipò alla terza guerra mitridatica, poi si affiancò a Pompeo (Pd.) e Crasso (Pg.) quando questi smantellarono la costituzione sillana.


Fu questore in Spagna nel 70 a.C., edile nel 65 a.C., pontefice massimo nel 63 a.C..
Nel 62 a.C. fu pretore, nel 61 a.C. propretore in Spagna e, quando già apparteneva al numero degli uomini politici più ricchi e potenti di Roma, si accordò nel 60 a.C. Pompeo e Crasso per il primo Triumvirato.
Eletto console, fece approvare una legge agraria che ordinava la distribuzione ai veterani delle terre del demanio pubblico, poi, grazie ad un plebiscito, ebbe il comando militare della Gallia Cisalpina e dell'Illirico, cui il Senato aggiunse la Gallia Narbonense.
Conquistata definitivamente la Gallia nel 52 a.C. - impresa il cui resoconto venne da lui stesso stilato nel commentario in 7 libri "De bello gallico"- si candidò nuovamente al consolato.
Ma il clima politico di Roma era già cambiato: dopo la morte di Crasso, infatti, il triumvirato era stato sciolto e Pompeo, complice la lontananza di Cesare, era divenuto padrone del campo. Egli sosteneva ora che Cesare avrebbe potuto avanzare la sua candidatura al consolato soltanto dopo aver deposto l'"imperium". Cesare per tutta risposta, violando apertamente la legge, attraversò in armi il Rubicone nel gennaio del 49 a.C.. Si aprì, con questo atto, la stagione della guerra civile, anch'essa narrata dallo stesso Cesare nel commentario "De bello civili".
Pompeo si ritirò in Grecia e Cesare, dopo aver occupato l'Italia, conquistò la pompeiana Marsiglia, ebbe ragione in Spagna delle legioni di Pompeo ed affrontò Pompeo stesso a Farsalo nel 48 a.C. infine, lasciato in Italia Antonio come "magister equitum", si apprestò ad affrontare i Pompeiani in Africa.
A Munda, nel 45 a.C., sconfisse Gneo Pompeo, figlio di Pompeo il Grande.

Dopo le vittorie di Farsalo e di Munda, Cesare andò a poco a poco sommando sulla sua persona le principali cariche dello stato. Quando adottò suo nipote Ottaviano, per il Senato fu chiaro che Cesare intendeva instaurare un regime dinastico: sessanta senatori si riunirono in una congiura capeggiata da Bruto e Cassio e Cesare fu ucciso con ventitrè colpi di pugnale davanti alla statua di Pompeo, alle idi di Marzo del 44 a.C..
Il progetto politico di Cesare fu completato da Ottaviano.
In Dante spesso Cesare rappresenta il potere politico.